BOREA e la sciolta chioma, da dove approdano i carri trainati dai cigni
sabato 6 Settembre - ore 21:00 - 23:00
MORBEGNO - Chiostro Complesso Conventuale Sant’Antonio
Con il sostegno del MiC e di SIAE nell’ambito del programma “Per Chi Crea”
Quattro giovani artisti sono convocati da una millenaria metafora, dove mitologia e memoria abbozzano, oltre i versi degli antichi poeti, quotidiano esercizio di identità.
La Rosa dei Venti, composizione in quattro movimenti scritta da Jorge A. Bosso, si snoda attraverso la presenza di quattro musicisti con caratteristiche e pensieri alquanto diversi.
Ciascun movimento sarà eseguito a ogni concerto in prima assoluta.
Un palinsesto di quattro appuntamenti, ognuno singolare verso l’irraggiungibile orizzonte di eccellenza.
Nicolò Cafaro
- Nicolò Cafaro pianoforte
Vincitore del Premio Venezia 2022, Nicolò Cafaro rappresenta con spontaneità lo strumentista del nostro tempo: il naturale virtuosismo, frutto di un innesto tra scuole distanti, l’italiana e la russa. Poiché sesto vincitore del Concorso Internazionale Ferruccio Busoni edizione 2016, fin da giovanissimo il suo pianismo è quasi esclusivamente focalizzato sul repertorio storico; e il programma di stasera esprime fedelmente il suo lirismo, la sua poetica: Respighi e Chopin custodiscono due brevi e poco eseguiti gioelli di Giacomo Puccini.
Chiostro Complesso Conventuale Sant’Antonio
Il complesso di S. Antonio ha origine quattrocentesca: le strutture allungate a bordo piazza testimoniano la presenza in antico di un fiorente convento domenicano. Colpisce subito il blu intenso del manto della Vergine che Gaudenzio Ferrari dipinse nella lunetta sopra il portale d’ingesso, “culmine della pittura rinascimentale in Valle”, protetto per quasi cinque secoli dal piccolo portico su colonne. All’interno lo spazio è ampio, ad aula unica e otto cappelle laterali; il profondo presbiterio è ora parzialmente nascosto dalle strutture del moderno Auditorium. Non ci sono più gli arredi liturgici, spariti da tempo. Permangono i colorati affreschi riapparsi sotto strati bianchi di calce, che progressivamente nei secoli li avevano coperti. Qua e là immagini di santi e patroni; i più antichi, sulle pareti divisorie delle cappelle di destra, appartengono alla primitiva chiesa. Sono stati riportati alla luce i colori autentici che contornano gli archi: bianco, nero e rosso tipici dei luoghi domenicani.
Importanti lavori di recupero e restauro dell’antica chiesa da tempo chiusa al culto, hanno fatto dell’Auditorium l’ambiente ideale per concerti, spettacoli, attività culturali, convegni ed incontri scientifici.
